NASCITA DEL PROGETTO
IL PROGETTO EL ALAMEIN
Il Progetto El Alamein è nato nel 2008 come attività di ricerca istituzionale dell’Università degli Studi di Padova su iniziativa dei soci fondatori della Società Italiana di Geografia e Geologia Militare (S.I.G.G.Mi.). Scopo principale del Progetto è la salvaguardia dell’omonimo campo di battaglia mediante l’individuazione, la mappatura ed il ripristino dei siti della linea del fronte, teatro del ciclo di combattimenti culminato con l’ultima battaglia di El Alamein o Battaglia grande.
L’importante iniziativa ha avuto origine dal sopralluogo in Egitto effettuato nel novembre 2007, in occasione del quale i ricercatori italiani hanno avuto conferma di quanto precedentemente appreso circa l’avanzato stato di degrado di molte delle opere belliche (postazioni, trincee, piazzole di artiglieria, ricoveri sotterranei) approntate dai contrapposti schieramenti nel corso delle epiche battaglie.
È stato così che avendo potuto constatare de visu la precarietà della situazione e temendo che le trasformazioni imposte al territorio potessero portare alla irrimediabile scomparsa delle preziose testimonianze ancora disponibili, i ricercatori italiani hanno ottenuto le autorizzazioni per un urgente programma di ricerca e documentazione mirato al conseguimento di due risultati: la creazione di una banca dati in cui far convergere tutte le informazioni utili per la valorizzazione dei siti delle battaglie e la definizione di un piano operativo per stabilire criteri di indagine e di interventi conservativi a vantaggio dei siti medesimi. Ha preso così avvio il Progetto El Alamein.
LE ATTIVITÀ
Il Progetto in questione si articola in diverse attività coordinate da una ricerca di base a vocazione prevalentemente accademica svolta in primo luogo dall’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Geoscienze, e dalla già citata SIGGMi.
“Ad una settimana circa dal nostro ritorno, devo ammettere che la mia testa e soprattutto il mio cuore, sono spesso nel deserto. Abbiamo vissuto insieme un’esperienza indimenticabile che rimarrà indelebile in ognuno di noi, difficile raccontare le emozioni che ho provato, respirare l’aria frizzante e carica di energia del deserto, tornare nei luoghi dove si sono compiute le epiche gesta dei nostri ragazzi lette tante volte sui libri . e questa volta viste con i miei occhi; poter accarezzare e calpestare la sabbia all’interno delle loro buche, è stata davvero un emozione travolgente.
Ti incantano l’alba e il tramonto che colorano l’orizzonte, la luna pronta a illuminare le nostre serate passate in allegria e il nostro tricolore che svettava sul nostro campo base e sventolando ci indicava la strada del ritorno durante le nostre escursioni.”
– Par. Lorenzo Ruggeri
VI missione
Le Cleaning Mission (letteralmente: “missioni di pulizia”) sono iniziate nel febbraio del 2010 con l’intento di contrastare il degrado in cui all’epoca versavano molti luoghi simbolo delle battaglie, soprattutto localizzati sulla linea del fronte della Battaglia Grande. Oltre che alla pulizia dei siti, tali missioni sono servite per ripristinare, censire e catalogare i siti stessi. Stati circa 300 i volontari che hanno partecipato a ben diciannove Cleaning Mission, tra l’altro sottoponendo ad una efficace attività di controllo buona parte della linea del fronte.
Inizialmente le missioni in oggetto si sono concentrate sui luoghi simbolo della Folgore dove hanno avuto luogo gli scontri più cruenti e decisivi tra i tanti consumatisi nel settore meridionale. In un secondo tempo, a seguito degli ottimi risultati conseguiti nel settore sud, le Cleaning Mission si sono estese al settore nord, teatro a sua volta di colossali combattimenti tra carri che hanno caratterizzato soprattutto la Battaglia Grande.
A tutt’oggi le Cleaning Mission hanno fornito un bilancio molto positivo, permettendo tra l’altro di ricostruire con precisione lo stato della linea del fronte all’epoca della Battaglia Grande e, non da ultimo, consentendo di localizzare siti di particolare interesse quali ad esempio:
- le buche utilizzate dalla Folgore per difendere la ritirata dei reparti dell’Asse al termine della battaglia di Alam Halfa;
- la zona del decesso Magg. Aurelio Rossi, MOVM, in località Deir Alinda;
- l’osservatorio del Ten. Marco Gola, MOVM, tra i primi a contrattaccare la Legione Straniera sulla rampa di Naqb Rala dove nella notte del 23 ottobre 1942 i parà del Ten. Col. Giuseppe Izzo scongiurarono l’aggiramento del fronte meridionale;
- il trincerone sul fianco meridionale di Deir el Munassib dove cadde il Cap. Costantino Ruspoli, MOVM;
- le postazioni dei carri e dei semoventi dell’Ariete e della Littorio;
- molte postazioni dei Comandi delle Divisioni Pavia, Folgore, Ariete, Littorio, X Corpo d’Armata, ecc.
Il Parco Storico è un progetto che prevede il posizionamento di una serie di cippi a basso impatto nei luoghi principali dello svolgimento della Battaglia Di El Alamein.
Oggi il campo di battaglia occupa circa 80 km di deserto a partire dalla costa, verso sud. Lungo la costa sono presenti insediamenti turistici molto estesi, mentre l’interno è disabitato, ad eccezione di alcune installazioni petrolifere. Sono numerosissime le testimonianze della battaglia, date da postazioni individuali, trinceramenti, piazzole di artiglieria e ripari costruiti dalle due armate che qui si scontrarono durante l’estate del 1942.
Nella fase iniziale erano stati costruiti dei segnali a imitazione dei cartelli indicatori dell’epoca, che allora avevano lo scopo di favorire l’orientamento in un’area quasi del tutto priva di riferimenti topografici. Il danneggiamento di alcuni di essi da parte di ignoti, ha suggerito di cambiare la tipologia dei cippi, formandoli in cemento armato vibrato.
Ciascun cippo riporta sulla facciata lo stemma della divisione che lì ha combattuto nel 1942, oltre alle indicazioni geografiche delle località, al numero identificativo, e ai nominativi di chi ha contribuito alla sua realizzazione con eventuali dediche.
Sono stati posizionati al termine del progetto più di 80 cippi sull’intero campo di battaglia secondo itinerari collegati agli scontri principali che lì si sono verificati.
l Parco non ha goduto di finanziamenti istituzionali ed è stato interamente sostenuto dalle sottoscrizioni di singoli donatori; la posa dei cippi è avvenuta ad opera della S.I.G.G.Mi. e dei volontari che, autofinanziandosi, si sono recati nel deserto nell’ambito delle Cleaning Missions.
In ossequio a quella che gli archeologi definiscono “cultura materiale”, anche in seno al Progetto El Alamein si è proceduto alla raccolta di reperti che testimoniano l’attività sul territorio dei due eserciti in armi.
All’indomani del conflitto, sul campo di battaglia giacevano grandi quantità di relitti ed oggetti di tutti i tipi, i cui materiali furono in massima parte recuperati dagli abitanti del posto, noncuranti delle molte vittime causate dalle mine non ancora disinnescate. Alcuni resti smembrati e corrosi di tali oggetti giacciono ancora oggi sepolti nella sabbia e solo occasionalmente sono rinvenuti dai ricercatori.
Una parte di questi reperti è stata selezionata per essere esposta nella Sala dei Cimeli del Sacrario Militare Italiano di El Alamein. È attualmente in corso il progetto per il rifacimento e la riclassificazione di questi oggetti; clicca il link per maggiori informazioni